Ascoltiamo il racconto di Tommaso da Celano, primo biografo di Francesco:

Un giorno Francesco passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti. Condotto dallo Spirito, entra a pregare, si prostra supplice e devoto davanti al Crocifisso e all’improvviso  l’immagine di Cristo crocifisso gli parla. «Francesco,- gli dice chiamandolo per nome – va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». Francesco è tremante e pieno di stupore, e quasi perde i sensi a queste parole. Ma subito si dispone a obbedire e si concentra tutto su questo invito. […]

Subito si prese cura di quella immagine e si accinse, con ogni diligenza, a eseguirne il comando. […], lavorando con intenso zelo a riparare la chiesa. Perché, quantunque il comando del Signore si riferisse alla Chiesa acquistata da Cristo con il proprio sangue, non volle di colpo giungere alla perfezione dell’opera, ma passare a grado a grado dalla carne allo spirito.

Francesco obbedisce al comando del Crocifisso e inizia a restaurare materialmente quella chiesetta in rovina. Il commento finale del biografo sembra quasi suggerire che Francesco, all’inizio, non abbia capito bene, dedicandosi a un lavoro manuale. Invece Francesco ha capito benissimo. Egli inizia a realizzare il comando ricevuto mettendolo subito in pratica: lavorando manualmente, capirà anche che non dovrà fare il muratore per tutta la vita. Ma solo passando attraverso la pratica concreta di quella parola ascoltata, potrà intuirne un significato più ampio e misterioso. Così è per te: inizia a mettere in pratica quel che hai capito della parola di Gesù, nella maniera più pratica e concreta possibile, e vedrai che ti si aprirà progressivamente una comprensione più alta e più profonda. Francesco ci insegna a praticare anzitutto concretamente il Vangelo, perché è attraverso la pratica che si giunge a una comprensione spirituale (non solo intellettuale) del Vangelo.

Quale parola del Vangelo mi chiede di essere messa in pratica oggi?

fra Cesare Vaiani