Hai presente quando mandi un messaggio importante e vedi quei due spunti blu di
WhatsApp, ma non arriva risposta? Ecco, a volte la preghiera può sembrare così: parli,
parli…e silenzio.
Una confessione onesta
Prima di tutto, diciamolo: è frustrante. E va bene ammetterlo. I santi non erano super-eroi
con la connessione diretta con Dio. Anche loro hanno vissuto momenti – a volte lunghi
periodi – in cui sembrava che il cielo fosse di bronzo.
Madre Teresa di Calcutta ha vissuto decenni di “silenzio di Dio”. Eppure, continuava a
pregare. Come ha fatto? E soprattutto: perché?
Il problema delle nostre “aspettative”
Spesso ci avviciniamo alla preghiera come a un distributore automatico:
• Inserisci la preghiera
• Premi il pulsante
• Aspetti che esca la risposta
Ma se Dio fosse più interessato a una relazione che a una transazione? Se il “silenzio”
fosse in realtà un invito ad ascoltare in modo diverso?
Cosa succede davvero nel silenzio
Proviamo a guardare la cosa da un’altra prospettiva. Quando leggi un libro importante:
• Non cerchi di “finirlo” il più presto possibile
• Ti fermi sulle frasi che ti colpiscono
• Lasci che le parole risuonino
• Permetti al testo di parlarti nel profondo
La Parola di Dio funziona così:
• A volte un versetto ti “lavora dentro” per giorni
• Altre volte sembra muta, ma sta germogliando
• Il silenzio non è assenza, è attesa fertile
I tre livelli del silenzio
1. Il silenzio esteriore
• Quello facile da notare
• Il “non sentire” niente
• L’apparente mancanza di risposta
2. Il silenzio interiore
• Più profondo e significativo
• Dove i nostri rumori si placano
• Dove possiamo iniziare ad ascoltare
3. Il silenzio di Dio
• Non è vuoto, ma presenza
• Non è assenza, ma attesa
• Non è rifiuto, ma invito
Come attraversare il “deserto”
Resta ancorato alla Parola
◦ Non affidarti solo alle emozioni
◦ Leggi il Vangelo anche quando “non dice niente”
◦ Lascia che sia la Parola a guidarti
Cambia prospettiva
◦ Non chiederti “perché Dio non risponde?”
◦ Prova invece: “cosa sto imparando in questo silenzio?”
◦ Il deserto può essere luogo di incontro
Mantieni la fedeltà
◦ Non pregare solo quando “senti” qualcosa
◦ La costanza vale più dell’intensità
◦ L’amore si misura nella fedeltà
Esercizio pratico: pregare nel deserto
Prova questo approccio per una settimana:
Mattino
◦ Leggi un breve passo del Vangelo
◦ Non sforzarti di “sentire” qualcosa
◦ Resta semplicemente con quelle parole
Durante il giorno
◦ Torna a quelle parole nei momenti liberi
◦ Non cercare “effetti speciali”
◦ Nota se qualcosa cambia nel tuo sguardo
Sera
◦ Rileggi lo stesso passo
◦ Ringrazia (anche se non “senti” nulla)
◦ Affida la notte a Dio
Quando il silenzio diventa dono
Col tempo, potresti scoprire che:
• Il silenzio purifica la preghiera
• L’apparente assenza affina l’ascolto
• La fedeltà trasforma il cuore
• L’amore cresce più forte nel deserto
Una storia per concludere
C’è un racconto dei padri del deserto che dice: Un giovane monaco si lamentò con il suo
anziano: “Padre, sono due anni che prego e non sento nulla!” L’anziano gli rispose: “Sono
sessant’anni che prego e non mi importa di sentire nulla. Mi basta sapere che Dio mi
ascolta.”
Challenge della settimana
Prova questo esperimento:
• Scegli un Salmo (magari uno di lamento, come il 13 o il 22)
• Leggilo ogni giorno per una settimana
• Non cercare di “sentire” qualcosa
• Nota come cambia la tua lettura giorno dopo giorno
Una parola finale di speranza
Il silenzio di Dio non è mai l’ultima parola. A volte è preparazione per un ascolto più
profondo, altre volte è invito a fidarsi oltre le sensazioni. Sempre è un’opportunità per
crescere in una relazione più autentica.
PS: Se in questo momento ti senti nel deserto, ricorda: non sei il primo e non sei solo.
Anche questo è un luogo sacro, anche se non lo sembra. Entrando nel Grande Mistero di
Dio ti accorgerai del paradosso che Lui è anche Silenzio non solo Parola.
Fra Giampaolo Possenti