FRAMMENTI DI ANTONIANO – Bologna – 1

1 settembre 2016, arrivo all’Antoniano di Bologna, per capirci dove è stato inventato lo Zecchino d’Oro. Prima di allora ero stato un paio di volte a Bologna. Iniziava qualcosa di completamente nuovo con volti ancora sconosciuti. In fraternità due volti noti, fr. Almiro e fr. Massimo con cui negli ultimi anni avevo vissuto a Verona e a Marghera. Tutto nuovo. Tantissime persone nuove. L’Antoniano è affianco alla Basilica di S. Antonio e al convento da cui ha preso il nome. L’ingresso in comune con il convento, vive su un piccolo porticato su due lati, quasi un chiostro. Qui a Bologna tutto ha il sapore di recente. Il convento, la chiesa, costruiti tra la fine 19mo e l’inizio del 20mo secolo. L’Antoniano dalla seconda metà del 1900.

Quando racconto di dove sono subito si pensa ai bambini che cantano, al coro, alla televisione. C’è anche questo, ma è soprattutto un luogo che tenta di essere casa accogliente per tanti, luogo di fraternità costruita insieme. Luogo dove possano stare bene insieme bimbi e adulti, chi è povero e chi povero non è, chi ha bisogno e chi vuol donare. Uno spazio dove chiunque si senta sorella o fratello desiderato.

Oggi, così come negli anni 50, chi bussa alla porta cerca cibo, lavoro, sostegno, ascolto, aiuto per uscire dalla situazione fragile in cui si trova. Antoniano è un laboratorio dove proviamo a mettere in moto dei processi che facciano la differenza nella vita delle persone.

(…prosegue nel prossimo articolo)

fra Giampaolo Cavalli

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