Il Papa è andato a Greccio, domenica 1 dicembre, e da lì ha firmato una lettera sul presepio, perché lì Francesco, la notte di Natale del 1223, organizzò una sorta di “presepio vivente”. In verità, quello di Francesco fu un presepio singolare: senza statue. Francesco fece preparare la grotta e la mangiatoia, fece condurre il bue e l’asino, e in quella “scenografia” fu celebrata l’eucaristia, sopra la mangiatoia. Egli era infatti convinto che l’eucaristia ripete, in qualche modo, il mistero dell’incarnazione, che contempliamo nel presepio di Betlemme.
Così Francesco si esprime nell’Ammonizione 1 (vv. 16-21: FF 144): «Ecco ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote». Secondo queste parole di Francesco, l’eucarestia riattualizza l’incarnazione nel grembo di Maria, con un chiaro parallelo tra i due eventi: «come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine».
Come l’incarnazione rende visibile il Dio invisibile, così avviene nell’eucaristia, della quale più volte Francesco sottolinea che è il modo in cui è possibile “vedere corporalmente” qualcosa del Signore Dio (così nel Testamento 10: FF 113 o nella Lettera ai Chierici 3: FF 207). La verità della carne di Cristo continua nel sacramento; e la stessa fede che era richiesta ai contemporanei di Gesù per riconoscere in quella carne il Figlio di Dio, è richiesta oggi a noi per riconoscere nell’eucaristia il suo corpo e sangue. Quando parliamo di incarnazione, dunque, non è solo un fatto lontano: ci è accessibile anche oggi nell’eucaristia.
Accogliamo allora questo invito di Francesco a vivere il Natale di Gesù ogni volta che celebriamo l’eucaristia: per noi sarà un bel modo di condividere con san Francesco lo sguardo adorante e la gioia semplice che egli visse a Greccio. E ci accorgeremo che la buona sostanza del Natale non si vive solo il 25 dicembre, ma ogni volta che andiamo a Messa, se guardiamo al mistero con lo stesso sguardo di fede di Francesco a Greccio.
Fra Cesare Vaiani