TERRE DI MISSIONE o LUOGHI DI VOCAZIONE?

Sono Christian, di 38 anni, frate francescano da quasi cinque. L’anno scorso ho interrotto gli studi teologici per vivere l’Anno Francescano, un tempo di verifica di un eventuale germe missionario. Ho trascorso i primi tre mesi nella “Regina della Missioni”, la Terra Santa, sperimentando una missionarietà di servizio nell’accoglienza e guida dei pellegrini in un contesto poliedrico di culture e credenze religiose, affascinante ma non semplice.

Successivamente sono andato a Xi’an, nel cuore della Cina, una realtà di non accoglienza dei missionari da parte del governo, in cui un capillare ed esasperante controllo obbliga a muoversi costantemente in sordina per non destare sospetti. Ho vissuto infine l’ultima parte in Giappone, luogo di una così grande accoglienza e rispetto da divenire paradossalmente simile ad una palude in cui ogni cosa non autoctona viene ingoiata senza mettere radici. In questo “viaggio” quindi ho toccato con mano cosa possa significare realmente vivere la propria vocazione fuori dal contesto natio.

Ora mi ritrovo a riflettere su come il Signore sempre mi guida: Lui è lampada che illumina i passi quotidiani, non faro che rischiara tutto il cammino come vorrei. Se così fosse infatti, prima o poi smetterei di cercarLo e quindi di incontrarLo, ritenendomi autosufficiente nel percorso. Ma come quando ho iniziato il cammino francescano avevo un modello di frate “sempre sul pezzo” da perseguire e mi sono ritrovato poi a benedire i miei limiti e le mie ferite perché luoghi di incontro con Lui, così ora riconosco che se il mio germe missionario deve fiorire, lo deve fare nella mia quotidiana relazione con Lui.

A te che stai leggendo e magari senti che in il Signore in un qualche modo ti sta corteggiando, ti auguro il coraggio di benedire i tuoi limiti, di non disprezzare le tue ferite, di ascoltare i tuoi desideri e di inginocchiarti per stare con Lui!

fra Christian Vallarsa

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