PACE

Nel suo Testamento, Francesco scrive: «Il Signore mi rivelò questo saluto: il Signore ti dia pace!». Il saluto e l’annuncio di pace costituiscono sin dalle origini una caratteristica della fraternità che si raduna intorno a Francesco. Così ricorda la Leggenda dei tre compagni:

Era suo vivo desiderio che tanto lui quanto i frati abbondassero di quelle opere buone, mediante le quali il Signore viene lodato. E diceva loro: «La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori. Non provocate nessuno all’ira o allo scandalo, ma tutti siano attirati alla pace, alla bontà e alla concordia dalla vostra mitezza. Questa è la nostra vocazione: curare le ferite, fasciare le fratture e richiamare gli smarriti. Molti infatti, che ci sembrano membra del diavolo, un giorno saranno discepoli di Cristo» (FF 1469).

Francesco offre una preziosa indicazione quando dice «La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori»: egli pone una sorta di corrispondenza tra la pace interiore e quella esteriormente praticata e annunciata. Non possiamo offrire pace se non la coltiviamo dentro di noi; e la pace che crediamo di custodire dentro di noi trova la sua verità nella capacità di viverla nella relazione con gli altri.

La maniera di annunciare e offrire pace è quella della mitezza: quel tratto di umiltà e di gentilezza che è ben espresso dal titolo che Francesco volle per sé e per i suoi: frati minori. La mitezza è l’espressione concreta di quell’essere fratelli e minori, cioè più piccoli.

 

Cosa mi dice la parola di Gesù «beati i miti» e «beati gli operatori di pace»?

Fra Cesare Vaiani

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