Ester 4,1-16
Quando Mardocheo seppe quello che era accaduto, si stracciò le vesti, indossò un sacco e si cosparse di cenere. Precipitatosi nella piazza della città, gridava a gran voce: «Viene distrutto un popolo che non ha fatto nulla di male». Venne fino alla porta del re e si fermò; infatti non gli era consentito entrare nel palazzo portando sacco e cenere. In ogni provincia in cui erano state pubblicate le lettere, c’erano grida e lamenti e grande afflizione tra i Giudei, i quali si stendevano sul sacco e sulla cenere. Entrarono le ancelle e gli eunuchi della regina e le parlarono. All’udire quel che era accaduto, rimase sconvolta e mandò a vestire Mardocheo e a togliergli il sacco; ma egli non acconsentì. Allora Ester chiamò il suo eunuco Acrateo, che stava al suo servizio, e lo mandò a chiedere informazioni precise a Mardocheo. Atac si recò da Mardocheo sulla piazza della città, davanti alla porta del re. Mardocheo gli fece conoscere quel che era accaduto e la promessa che Aman aveva fatto al re riguardo ai diecimila talenti per il tesoro, allo scopo di sterminare i Giudei. E gli diede la copia dell’editto promulgato nella città di Susa e riguardante la loro distruzione, perché la mostrasse a Ester; gli disse di ordinarle di entrare dal re, per domandargli grazia e intercedere a favore del popolo. «Ricòrdati – aggiunse – dei giorni in cui eri povera, quando eri nutrita dalle mie mani, giacché Aman, il quale ha avuto il secondo posto dopo il re, ha parlato contro di noi per farci morire. Invoca il Signore e parla al re in favore nostro, perché ci liberi dalla morte».
Acrateo entrò e le riferì tutte queste parole. Ed Ester disse ad Acrateo: «Va’ da Mardocheo e digli: «Tutte le nazioni dell’impero sanno che chiunque, uomo o donna, entri dal re, nel palazzo interno, senza essere chiamato, non avrà scampo; solo colui sul quale il re avrà steso il suo scettro d’oro sarà salvo. E io non sono più stata chiamata a entrare dal re già da trenta giorni»». Acrateo riferì a Mardocheo tutte queste parole di Ester. Mardocheo disse ad Acrateo: «Va’ a dirle: «Ester, non dire a te stessa che tu sola potrai salvarti nel regno, fra tutti i Giudei. Perché se tu ti rifiuti in questa circostanza, da un’altra parte verranno aiuto e protezione per i Giudei. Tu e la casa di tuo padre perirete. Chi sa che tu non sia diventata regina proprio per questa circostanza?».
Ester mandò da Mardocheo l’uomo che era venuto da lei e gli fece dire: «Va’ e raduna i Giudei che abitano a Susa e digiunate per me: per tre giorni e tre notti non mangiate e non bevete. Anch’io e le mie ancelle digiuneremo. Allora, contravvenendo alla legge, entrerò dal re, anche se dovessi morire».
Commento
La storia della regina Ester c’interessa per capire che cosa significhi vivere nella storia in modo responsabile, ossia, etimologicamente, capace di rispondere alla realtà, alle difficoltà, alle sfide, alle provocazioni di ogni giorno, sia nelle relazioni interpersonali, sia nell’ambito della vita sociale politica. La vicenda di ingiustizie e di estrema sofferenza in cui si dipana il racconto trova all’inizio, nella Regina Ester, una lunga serie di obiezioni che possono essere anche le nostre, ma Mardocheo ribatte che ci sono momenti nei quali si gioca tutto il senso di un’esistenza, di una vicenda personale per il bene comune. Ed Ester accetta questa sfida in un modo responsabile: affronta la sfida della sua vita senza rancori, pensando solo alla sua salvezza.
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