Il primo biografo di Francesco ci narra alcuni gesti e parole che precedono la morte di Francesco:
Quando sentì vicini gli ultimi giorni, […] sfinito da quella malattia così grave, che mise termine a ogni sua sofferenza, si fece deporre nudo sulla terra nuda, per essere preparato in quell’ora estrema, in cui il nemico avrebbe potuto ancora sfogare la sua ira, a lottare nudo con un avversario nudo.
In realtà aspettava intrepido il trionfo e con le mani unite stringeva la corona di giustizia. Posto così in terra e spogliato della veste di sacco, alzò come sempre il volto al cielo e, tutto fisso con lo sguardo a quella gloria, coprì con la mano sinistra la ferita del lato destro, perché non si vedesse. Poi disse ai frati: «Io ho fatto il mio dovere; quanto spetta a voi, ve lo insegni Cristo!» (FF 804).
Il gesto di Francesco, che chiede di essere posato nudo sulla nuda terra, conclude la sua vita terrena come l’aveva iniziata, rimanendo nudo davanti al padre e al Vescovo. Questa nudità manifesta una esigenza di verità essenziale: chi è nudo non può nascondere più nulla, si mostra senza schermi nella sua realtà. Quel corpo nudo è l’espressione alta di una ricerca totale e senza mezze misure di un Dio con il quale vuole consumare un abbraccio d’amore.
Le parole che rivolge a suoi fratelli «Io ho fatto il mio dovere; quanto spetta a voi, ve lo insegni Cristo!» sono un congedo, che esprime da una parte un legame impegnativo con loro («Io ho fatto il mio dovere») e dall’altra una profonda consapevolezza educativa, che non sostituisce se stesso all’unico formatore, che resta il Cristo («quanto spetta a voi, ve lo insegni Cristo!»). Come al primo compagno, che gli chiedeva consiglio, Francesco rispose «Prendiamo il libro del Vangelo e chiediamo consiglio a Cristo», così alla fine della vita l’ultimo consiglio che può dare è ancora lo stesso, che rimanda all’unico formatore, il Cristo.
La vita di Francesco mi fa guardare a Cristo?
Fra Cesare Vaiani