Il Presepe secondo S.Francesco #2

Tutti conosciamo l’episodio del Natale di Greccio, quando Francesco volle celebrare in un modo nuovo la notte della natività del Signore, celebrando l’eucaristia sulla mangiatoia, in una grotta, tra l’asino e il bue.

Secondo Tommaso da Celano, il biografo che per primo ci narra quell’episodio, Francesco spiega così il suo intento al nobile amico Giovanni: «Se desideri che celebriamo a Greccio la presente festa del Signore, affrettati a precedermi e prepara diligentemente quanto ti dico. Voglio infatti far memoria del Bambino che è nato a Betlemme, e in qualche modo vedere  con gli occhi del corpo i disagi per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come fu posto sul fieno tra il bue e l’asino». Da queste parole, emerge che l’oggetto primo dell’interesse di Francesco è la povertà di Gesù e i disagi di quello straordinario neonato. La semplicità – povertà – umiltà che risplende nella scena di Greccio, prima ancora di essere quella di Francesco, è quella di Gesù. La povertà radicale, che affascina Francesco e che lo muove a mettere in piedi tutta questa “sceneggiata”, è l’incarnazione del Figlio di Dio, che da grande e immenso si fa povero e piccolo.

Francesco ci invita così a lasciarci conquistare dalla povertà di Gesù: sarà questa la via per diventare anche noi un po’ più poveri.

Le parole di Francesco manifestano anche la volontà di “far memoria” (il latino dice proprio “memoriam agere”), usando un’espressione che è tipica del mistero cristiano celebrato nella liturgia, quando obbediamo a Gesù che ci ha detto “fate questo in memoria di me”. Si tratta di un compito essenziale della fede,  che per certi versi è proprio un continuo far memoria del Signore Gesù. Il contrario della memoria è la dimenticanza, e sappiamo bene che il rischio dell’oblio è attualissimo, tipico del nostro tempo moderno: quella dimenticanza che si nasconde dietro la superficialità, l’esteriorità, l’incapacità di fermarsi che spesso contraddistingue la nostra vita travolta dagli impegni. Il proposito di Francesco, che voleva “far memoria” del Signore nato a Betlemme, ci provoca e ci interroga: quanto la nostra fede è capace di far memoria del Signore nel tempo di oggi, con la stessa efficacia e creatività?

Fra Cesare Vaiani

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