Notifiche. Stories. Post. Reel. Tweet. Direct. Like. Il nostro mondo è un flusso continuo di
messaggi, immagini, suoni.
Ma ti sei mai chiesto perché scrolliamo compulsivamente i social? Forse non è solo FOMO
(Fear Of Missing Out). Forse è qualcosa di più profondo: il desiderio di connessione, di
essere visti, di essere ascoltati davvero.
Il paradosso della connessione
Siamo sempre connessi, eppure mai stati così disconnessi. Parliamo continuamente, ma
ascoltiamo poco. Condividiamo tutto, ma condividiamo davvero noi stessi?
È come essere a una festa affollata dove tutti parlano ma nessuno ascolta veramente.
Dopo un po’ ti viene voglia di uscire, trovare un posto tranquillo, e finalmente…respirare.
Dal rumore al silenzio
La preghiera è un po’ come uscire da quella festa rumorosa. Non per isolarsi, ma per
trovare uno spazio dove finalmente possiamo:
• Spegnere il rumore di fondo dei pensieri
• Smettere di performare per gli altri
• Lasciare cadere le nostre maschere
• Essere semplicemente presenti
L’arte di essere offline con Dio
1. Dalla performance all’autenticità
Sui social cerchiamo di mostrarci sempre al meglio. Filtri, angolazioni perfette, citazioni
profonde. Ma con Dio? Non serve il filtro “Valencia”. Non devi essere profondo per forza.
Puoi essere semplicemente te stesso.
2. Dal multitasking all’attenzione
Ti sei mai accorto che mentre guardi un video stai già pensando al prossimo? In preghiera,
proviamo qualcosa di rivoluzionario: fare una cosa sola. Essere presenti. Qui. Ora.
3. Dal parlare all’ascoltare
• Non serve riempire il silenzio
• Non devi postare aggiornamenti continui
• Non è necessario avere sempre qualcosa da dire
• A volte basta essere presenti e… ascoltare
Come fare? Alcuni suggerimenti pratici
1. La “detox digitale” della preghiera
• Inizia con 5 minuti di “modalità aereo” spirituale
• Niente notifiche, niente distrazioni
• Solo tu, il silenzio, e una Presenza che aspetta di essere ascoltata
2. Dall’instant message all’ascolto profondo
Prima di iniziare a pregare, prova questo:
Respira profondamente
Nota i rumori intorno a te (senza giudicarli)
Lascia che i pensieri passino (come post nel feed)
Piano piano, sotto il rumore, emergerà il silenzio
3. Dalla reattività alla ricettività
Sui social reagiamo continuamente: like, commenti, condivisioni. Nella preghiera,
proviamo a:
• Non reagire subito a ogni pensiero
• Accogliere ciò che emerge senza giudicarlo
• Lasciare che il silenzio ci parli
• Permettere a Dio di raggiungerci nel modo in cui sceglie Lui
Un nuovo modo di essere “online”
La vera connessione non sta nel numero di follower, ma nella profondità dell’ascolto.
Quando preghiamo, non stiamo cercando di accumulare “like spirituali”, ma di aprirci a una
Presenza che:
• Ci ascolta senza giudicare
• Ci accoglie senza filtri
• Ci ama senza condizioni
• Ci parla nel silenzio
Challenge della settimana
Prova questo esperimento:
Scegli un momento della giornata
Metti il telefono in un’altra stanza
Siediti in silenzio per 10 minuti
Non cercare di “fare” nulla
Semplicemente, resta lì
Nota cosa succede
Non aspettarti rivelazioni mistiche. A volte noterai solo quanto sia difficile stare in silenzio.
Va bene così. L’importante è iniziare a creare uno spazio dove l’ascolto diventa possibile.
Un pensiero finale
I social ci hanno insegnato a condividere continuamente. La preghiera ci insegna qualcosa
di diverso: a ricevere. A essere presenti. Ad ascoltare.
Non è facile in un mondo che ci spinge sempre a produrre, reagire, performare. Ma forse è
proprio quello di cui abbiamo più bisogno.
PS: Se hai trovato difficile leggere questo articolo senza controllare il telefono, non
preoccuparti. È normale. La buona notizia? Hai appena fatto il primo passo verso una
consapevolezza più profonda del tuo bisogno di silenzio e ascolto.
fra Giampaolo Possenti