LA GRAZIA DEL LAVORO…DELLO STUDIO! – III° Parte

Come abbiamo visto il centro della vita di un frate, secondo San Francesco è avere “lo spirito di Orazione e Devozione”. Questa espressione torna due volte nei suoi scritti, accanto ad altre due occupazioni ritenute preziose ma da vivere al servizio di questa: il lavoro e lo studio. Ma se l’importanza del lavoro per Francesco è da tutti riconosciuta e condivisa…sullo studio ci sono delle posizioni molto diverse! Già nelle biografie (per non dire nei tanti film) ci sono episodi in cui Francesco sembra contrario ai libri, ai discorsi “dotti”, impegnato in discussioni accese con i giovani frati che spesso vengono dalle università del tempo e vorrebbero stravolgere la vita della prima fraternità.

È innegabile che la questione dello studio sia stata delicata all’inizio del francescanesimo, ma occorre andare direttamente alle parole di Francesco per capirci meglio ed evitare trappole! Troviamo infatti nella Regola Bollata “e quelli che non sanno leggere non si preoccupino di imparare, ma facciano attenzione che sopra ogni cosa devono desiderare di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione” e Francesco stesso si definisce nel testamento “ignorante e illetterato”. Sembrerebbe chiara un’avversione agli studi! Ma poi trovi sempre nel testamento “E dobbiamo onorare e venerare tutti i teologi e coloro che amministrano le santissime parole divine, così come coloro che ci amministrano lo spirito e la vita” e a San Antonio scrisse “Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in questa occupazione, non estingua lo spirito dell’orazione e della devozione, come sta scritto nella Regola”. Come ne usciamo?

Ci è prezioso andare ad un altro scritto di Francesco, nelle Ammonizioni: “Così pure sono morti a causa della lettera, quei religiosi che non vogliono seguire lo spirito della divina Scrittura, ma piuttosto bramano sapere le sole parole e spiegarle agli altri. E sono vivificati dallo spirito della divina Scrittura coloro che ogni scienza che sanno e desiderano sapere, non l’attribuiscono al proprio io, ma la restituiscono con la parola e con l’esempio all’altissimo Signore Dio, al quale appartiene ogni bene”. Sembra proprio che il punto non sia lo studio in sé, che anzi può vivificare e aiutare a crescere nella relazione con il Signore, ma il posto che esso ha nella vita. Lo studio, come il lavoro, può diventare un primato nella vita che distoglie dall’orazione e più del lavoro porta con sé il rischio di mettersi su un piedistallo, riempirsi la testa ma non il cuore. Ma può anche diventare un’occasione per conoscere il Signore, per aprirsi allo Spirito e mettersi al servizio dei fratelli. C’è una grazia, c’è una possibile bellezza nell’approfondire il Mistero e restituirlo ai fratelli, c’è un’occasione di crescita e di condivisione. E ben lo sapeva Francesco, che permette ad Antonio, uomo di Spirito, di insegnare la teologia! Lo sapeva bene Francesco, che “ignorante e illetterato” scrive tre regole, due testamenti, una decina di lettere, le Ammonizioni, laudi e preghiere… davvero le parole, se fecondate dal Signore nella preghiera, possono portare Spirito e vita!

fra Andrea Maset

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