Qualche parente e qualche amico mi chiede: “com’è andata sabato alla professione?”. Io, dopo qualche secondo di pausa, rispondo: “tutto bene, grazie, c’era un bellissimo sole, è stato emozionante, davvero un bel momento da custodire, un dono prezioso”.
Non è facile per me rispondere ad una semplice domanda trovando subito le parole giuste da dire, soprattutto se l’esperienza da descrivere è stata profonda. Per fortuna anche gli occhi e tutto il viso e il corpo aiutano le parole a trovare un po’ di pienezza.
Invece, ora che mi trovo davanti carta e penna, ho la possibilità di prendermi il tempo necessario per cercare le parole più adatte, usando il semplice dizionario di un 29enne, per fare memoria. Questo, mi rendo conto, è un dono che mi viene offerto.
Inizio a ricordare.
Rivedo ogni istante.
Attesa, sguardi, sorrisi, lievi tocchi di presenza fraterna, vento, sole che scalda, ginocchia sulla terra, silenzio che parla e prepara, parole donate dalla Chiesa, fratelli e sorelle tutt’intorno, voce tremante, musica che accompagna, “A lode e gloria della Santissima Trinità…”, ciliegio che custodisce, battito accelerato, incenso che sale…
E la penna scivola sicura…
Pensavo di dover tenere a bada l’emozione. E mi hanno detto che è importante e sano che ci sia.
Pensavo di sentirmi da solo a fare la professione. E Tu mi hai circondato di fratelli.
Pensavo che mi sarei sentito in soggezione, lì davanti a tutti. E invece, Tu mi hai fatto sentire accompagnato.
Pensavo che sarebbe passato tutto troppo velocemente. E Tu mi hai donato di gustare ogni gesto e ogni istante e parola.
Pensavo di dover stare saldo sulle mie gambe. E Tu mi hai fatto inginocchiare sulla terra.
Pensavo di dover sembrare sicuro e deciso. E mi hai donato di essere me stesso e basta.
Non pensavo di essere pronto al 100%. Ma la Tua fiducia ha riempito ciò che mancava.
Pensavo di dover essere “a posto” per fare la professione. Ma sono arrivato zoppicando e Tu mi hai donato un posto.
Pensavo a come ringraziare e che parole lasciare. E mi hanno detto di continuare a sorridere e gioire.
Pensavo…pensavo! Tu allora mi hai donato il silenzio.
Credevo di dover “essere” e Francesco mi ha ricordato che “TU SEI…”.
Con anima e corpo rispondo, parole pellegrine nella storia: “Sí, lo voglio!”.
E l’applauso è tutto per Te. Amen.
fra Ivan