NON FERMARTI SOLO A GUARDARE – Un presepio per fare esperienza vocazionale

Capita spesso che in questi giorni, pur rispettando le prescrizioni del DPCM, ci rechiamo nelle chiese e oratori della nostra città per visitare il presepio. Una tradizione molto bella che si radica nella storia del nostro contesto sociale ed esprimeva la religiosità delle nostre famiglie: una fede incarnata nella quotidianità. Parlo al passato perché, ahimè, abbiamo smarrito il senso di una fede così aderente alla vita e che ci fa discepoli di Cristo.

Dopo aver preparato il presepio con qualche fratello e alcuni giovani che vivono con noi e che fanno parte del progetto accoglienza “Ain Karim”, mi sto domandando quale sia il modo migliore per vivere il presepio.

Credo che il primo modo sia quello di prepararlo, di assemblare i pezzi, di raccogliere il muschio, sistemare la paglia, di creare l’ambientazione giusta e di collocare le statuine. Quando ti metti all’opera, la prima cosa alla quale pensi è dove collocare la stalla con la S. Famiglia perché si possa vedere e possa catturare subito lo sguardo di chi osserva il presepio. Insomma, parti dalla cosa principale, più importante e poi fai tutto il resto. Una metodologia che anche nella vita serve: partire sempre dalle priorità!

Potresti aver fatto anche il presepio più bello del mondo ma se poi non ti fermi a dire come fa Dio di fronte all’opra della creazione: “E’ cosa buona”! Dopo il fare è necessario sempre un tempo in cui contemplare quanto hai creato, per goderne della sua bellezza, per dargli un significato, per collocarlo in relazione a quello che tu sei, a quello che stai vivendo, per ascoltare cosa ti dice e cosa dice di te. Compiacerti di quanto hai fatto, non è un peccato, anzi è rendersi consapevoli dei doni che lo stesso Signore ti ha fatto, delle tue capacità o meno, della tua unicità e di quanto tu puoi fare per gli altri.  La compiacenza è dannosa solo quando è rivolta esclusivamente a te stesso, è fine a sé stessa, quando si esprime in un egocentrismo che esclude gli altri, ti allontana da lor facendoti sentire ad essi superiore.

Per vivere Il presepio allora non basta costruirlo, è necessario contemplarlo!

Ma basta tutto questo? Mi sembra che ci sia ancora un passo da fare: decidere di non fermarsi alla finestra a guardare coloro che passano per strada ma di uscire, incontrare, parlare e ascoltare, fare esperienza e scegliere.

Può sembrarti strano, ma credo che il presepio sia uno dei luoghi vocazionali più dimenticati, o… meno considerati. Per vivere il presepio è necessario entrarci, immedesimarsi nei personaggi che lo costituiscono, ascoltarli e sentire che cosa hanno da dire alla tua vita.

E’ la stessa dinamica di una vocazione: all’inizio senti un’attrazione, un desiderio di fare tua una forma di vita piuttosto che un’altra, ne senti il fascino e ne consideri la bellezza; ma arrivi a un certo punto in cui tutto questo non ti basta. Hai bisogno di guardarci dentro, ascoltarti e ascoltare Colui che pone dentro di te questo desiderio.  Nasce così una relazione: è l’incontro con Gesù e con il suo Vangelo che parla a te.

Allora di fonte al presepio non fermarti a guardare, entraci, vivilo e scoprirai che Dio ti sta parlando anche qui!

(se desideri approfondire di più ti suggeriamo il seguente video: https://youtu.be/5g7UPClVDKY)

fra Giambattista Delpozzo

share
No comments found.